Nuovo cosmo
di Melina Scalise
La prima impressione e sensazione che si prova osservando un lavoro della Magro è quella di ritrovarsi in un ambiente di segni che appartiene all’immaginario. Solo successivamente, anche con l’aiuto del titolo attribuito all’opera, si comprende che la sua rappresentazione è di un mondo reale, su cui comunque agisce l’interpretazione pittorica. Il suo universo è quello del microcosmo, degli organismi microscopici che popolano il nostro corpo e ciò che lo circonda. Un percorso che riconduce l’occhio dell’osservatore a ciò che accumuna tutti gli esseri viventi: ovvero ciò di cui sono fatti. Una pittura che impone un’osservazione del mondo da un altro punto di vista e che offre all’occhio umano la possibilità di vedere, di riflettere, di provare emozione davanti all’invisibile.
Magro parte dalla radice del mondo, parte dalle cellule per raccontare dinamiche, forze, relazioni, processi, stimoli vitali, connessioni, mutazioni, trasmissioni che alludono o che premettono il macrocosmo. Il suo occhio vede persone, piante e animali, ma il suo pennello riporta possibili cellule, microorganismi, batteri, virus senza riconoscibilità di appartenenza di specie. Per lei è come se la dinamica del mondo avvenisse a monte, attraverso l’assone che eccita o la cellula che si moltiplica. Inevitabile pertanto ricondurre tutto all’origine, al processo più elementare di riferimento alla vita ovvero alla fecondazione che è un suo tema ricorrente.
La cellula e i suoi filamenti, le sue membrane, si muovono, si aggrovigliano, si dipanano, di moltiplicano. Sembrano prendere parte a una rappresentazione barocca, dove il pullulare di questi segni morbidi, tondi, flessuosi, ripetuti e ripiegati sono un nuovo racconto della realtà. Oggi, grazie alla tecnologia, per la Magro quella vitalità, quella ricchezza, quella tensione e quel racconto anche della femminilità che apparteneva al barocco di allora si trasferisce dal macrocosmo a microcosmo. Ogni opera è una scena racchiusa in una provetta, in una teca, in un vetrino immaginario, un attimo immortalato come una fotografia al microscopio. Sono il racconto di una ricchezza ridotta all’essenziale, all’esistenziale. Ciò che appare a noi umani è frutto di un universo ricco di dinamiche, dove non appaiono sentimenti, ma regole genetiche e meccaniche. Ciò che muove potrebbe essere un’emozione di chi ospita quell’universo rappresentato, ma potrebbe non essere così, potrebbe essere semplicemente l’esecuzione di un processo come per esempio la stessa fecondazione di una cellula che può nascere da un’emozione, o può essere programmata a tavolino tramite l’artificio medico com’è l’inseminazione artificiale.
Cosa muove l’universo del microcosmo non necessariamente corrisponde a ciò che muove il macrocosmo, ma il colore in cui Magro immagina i suoi scenari è carico di una forza costituita da freddi gialli fosforescenti che ricordano i liquidi di contrasto dei laboratori, da aranci, rossi, verdi brillanti, trasparenze e neri grovigli e contorcimenti. Un’esplosione di colore che richiama sempre forze energetiche, elettriche che si stemperano a volte in trasparenze che alludono a un’acqua primordiale.
In alcuni casi, nei suoi lavori interviene un elemento geometrico che non appartiene a quel mondo di forme ovoidali, anzi, ne è l’opposto: si tratta di triangoli. Questi a volte sembrano frecce con la punta verso l’alto come ad indicare a chi guarda un punto di osservazione, altre volte sono protagonisti del racconto, come nell’opera “concepimento” in cui il triangolo potrebbe alludere all’organo sessuale femminile. La stranezza sta però nel fatto che la sua punta è verso l’alto anziché verso il basso e quindi con un riferimento più di dinamismo e slancio e movimento da giù a su che contraddistingue l’elemento maschile. Il triangolo, però simboleggia anche la trinità, è spesso nell’arte barocca è raffigurato anche con all’interno un occhio che è l’”occhio di Dio”, utilizzato anche nella simbologia massonica come occhio veggente. Ritorna pertanto questa componente barocca. Nell’universo della Magro, più femminile che maschile, quel triangolo può essere a volte l’uomo, a volte la forza che muove che appartiene più al divino che all’umano, che allude a Dio e al suo potere sull’uomo di governare la vita, le cose e il mondo.
Per le opere di Francesco Magro: Spazio Tadini, via Jommelli, 24- Presso lo spazio è anche disponibile la pubblicazione: IL CORPO E LA CARNE, pagine di pittura e psicoanalisi curato da Spazio Tadini con Giancarlo Ricci e Luca Pietro Nicoletti.