La paura di perderci

Quando ero bambina nella seconda metà del secolo scorso, nel pieno del boom economico e dello sviluppo demografico dopo gli anni della guerra e delle malattie e pandemie che avevano seminato morte, fare la vaccinazione era una cosa normale e obbligatoria. In quella vaccinazione obbligatoria, da piccoli e a scuola, vedevamo tutta la forza della scoperta dell’Uomo nell’essere riuscito a tenere sotto controllo i pericoli che la Natura poteva infliggerci. Per ogni infezione c’erano punture di penicillina a gogò, dolorose, ma spesso salvifiche con aghi grossi e siringhe di vetro che si scaldavano in pentolini sui fuochi di casa.

C’erano poi le malattie esantematiche, che, sebben temute, quasi le aspettavamo come una manna dal cielo per non andare a scuola qualche giorno, eppure non erano una passeggiata, qualcuno ci moriva uguale, specie se il contagio arrivava agli adulti. Che dire poi della vaccinazione della rosolia in quinta elementare quando ancora noi bambine non ci pensavamo minimamente all’idea di avere figli perché non eravamo neppure donne. Ricordo che vedevamo in quella vaccinazione una premonizione del nostro futuro di mamme e donne nella società e ci faceva sentire più grandi e responsabili verso i nostri possibili figli e la Nazione.

Del resto, erano gli anni in cui a scuola non si faceva la foto solo di gruppo, ma da soli, dietro al banco con alle spalle la cartina geografica dell’Italia: eravamo i figli di una Nazione e non solo di una famiglia. Eravamo orgogliosi del nostro Paese e quell’orgoglio l’ho rivisto solo in due occasioni: le vittorie dei mondiali di calcio e il primo lock-down di marzo 2020, quando

nell’isolamento di essere le “pecore nere” dell’Occidente per esserci infettati dai Cinesi, si è scatenato il nostro orgoglio di difenderci e di sentirci un popolo, unito e speranzoso di potercela fare. La storia ci ha insegnato che non eravamo gli unici.

Nel 900 l’evoluzione scientifica e tecnologica galoppava. Finita la guerra c’era la voglia di ricominciare. C’era ancora analfabetismo e la scuola obbligatoria era una benedizione: non dimentichiamo che nel 1956 la più grande campagna di alfabetizzazione avvenne attraverso la neonata televisione.

Valsesia, Vercelli

C’era un sereno ottimismo, l’idea di uno sviluppo possibile in cui tutte le generazioni future potessero vivere una vita migliore rispetto alle precedenti che ci dava la sensazione che il nostro percorso fosse un’ascensione verso forme sempre più elevate di benessere e felicità. C’erano due sistemi politico sociali chiari e contrapposti, c’erano i Paesi arabi che non vedevamo come abitati da figli di un altro credo, ma ricchi di petrolio e cultura da scoprire.

Oggi, nel 2000, quella curva verso l’alto si è appiattita ed è discesa. La Natura ci ha dimostrato che, nonostante le nostre capacità tecnologiche, è in grado di presentarci un conto in forme diverse con i cambiamenti climatici, per esempio, con nuovi virus. Non solo, la tecnologia sempre crescente ha reso sempre meno indispensabile la presenza del lavoro dell’Uomo e, nella logica della riduzione dei costi per i massimi profitti, nessuno si è posto il problema della riconversione del lavoro che, comunque c’è stata, ma a tempi sempre più lenti rispetto alla rincorsa allo sviluppo e al profitto. I nostri figli hanno meno opportunità di lavoro e una strada in salita e questo clima ha cambiato il nostro atteggiamento verso la scienza e il concetto di sviluppo.

Ebbene se riflettiamo sulle resistenze odierne verso il vaccino per il Covid 19, non possiamo trascurare che è il risultato del nostro modo di pensare. C’è un pensiero di fondo: l’Uomo è più cattivo della Natura. Noi ci vediamo come causa dei nostri mali, eppure, per Millenni abbiamo sempre visto la Natura come nostro nemico principale. La vita media era bassissima e, in un lasso temporale breve e incerto, dovevamo giocare tutte le nostre carte.

Medico al lavoro durante il Covid

Il maggiore livello di istruzione e consapevolezza fa sì che ognuno abbia una maggiore conoscenza dei rischi che può comportare un vaccino, tant’è che ancor prima del vaccino per il Covid 19, ormai era sempre più diffusa anche la rivolta di molti genitori ai vaccini obbligatori nelle scuole per i figli.

Tuttavia è incredibile scoprire che dei medici neghino persino l’esistenza del virus Covid 19 tanto che l’ordine professionale si è visto costretto a chiedere un intervento disciplinare e ad interrogarsi sul senso di essere medici oggi.

L’Uomo contemporaneo ha persino modificato la propria alimentazione tendendo ad eliminare la carne e tutto ciò che deriva dagli animali e non solo per una giusta attenzione e denuncia verso alcuni allevamenti intensivi. Eppure proprio il maggiore consumo di carne ha portato le generazioni del dopoguerra a una migliore condizione di sviluppo.

Tuttavia è incredibile come qualcuno sia arrivato a professare benefici e possibilità di vivere di aria e di luce come una pianta.

L’Uomo è andato sulla Luna, abbiamo satelliti in orbita al nostro servizio, abbiamo foto del nostro pianeta tondo.

Eppure ci sono uomini che credono che la Terra sia piatta e nessuno sia andato sulla Luna.

Cosa scatena questi estremismi che sembrano uscire dalle logiche razionali? Cosa è successo? Cosa fa sì che oggi l’evidenza che ci offre la scienza e le possibilità che ci dà la tecnologia non siano più viste come risorse e opportunità, ma strumenti a nostro danno e pericolo?

Forse il problema non sta nei risultati, nelle scoperte e negli strumenti che inventiamo, ma su come li usiamo e il fine per cui li impieghiamo.

Ci siamo persi un pezzetto. Ci siamo persi l’idea che quanto produciamo, scopriamo etc, deve essere sempre più qualcosa che fa bene a tutti e non a pochi e alle tasche di pochi. Deve cambiare la nostra idea di comunità e quindi di politica del territorio comune. Oggi grazie alla tecnologia tutto il mondo è diventato più raggiungibile e quindi più “piccolo” e sempre più le Nazioni devono dialogare fra loro.

La vera questione contemporanea che si nasconde dietro il vaccino “sì o no” trova qui le sue radici. Molte persone non riescono a vederlo come una speranza e un bene. Questo nonostante a livello mondiale si è tutti costretti a rinunciare alla vita sociale, a lavorare…. La valutazione sarebbe stata possibile seguendo un semplice ragionamento: mettere sul piatto costi e benefici. Ma se i costi ci sono chiari, i benefici no. E’ come se appartenessero a un insieme diverso: non fanno bene alle persone, ma alle case farmaceutiche o addirittura a pochi che, dietro il virus, celano un progetto di controllo sulle masse. E’ evidente, a questo punto, che il problema non è solo tecnico-scientifico, ma ha a che fare con i nostri sentimenti, con il modo in cui vediamo e interpretiamo il mondo. Perché nessuno di coloro che inneggiano a complotti, di fatto, può dimostrare tale macchinoso sistema internazionale, ma è chiaro che basta considerare questa possibilità razionalmente possibile per scatenare la paura di perdere il controllo, di perdere sè stessi e la propria identità. Basti vedere cosa sta succedendo a casa di una delle Nazioni emblema di democrazia come gli Stati Uniti dove il clima di complotto, alle ultime presidenziali, sta minando la fiducia e l’identità stessa di una Nazione.

Calabria spiaggia di Torre Melissa

Un dato è evidente dunque: il nemico per l’Uomo è sempre più invisibile. Questa è la vera paura dell’Uomo contemporaneo e sempre più ci addentriamo in un mondo “virtuale” sempre più i virus, le manipolazioni diventano possibili e invisibili grazie a una nuova forma di analfabetismo che è data dalla scarsa conoscenza dei nuovi mezzi di comunicazione informatica. Abbiamo in cima alle nostre preoccupazioni la Natura malvagia dell’Uomo.

Ecco il passaggio: da uomo vulnerabile di fronte a una Natura non sempre benevola, a Uomo vulnerabile dalla Natura dell’Uomo. Quel pericolo non è più prevalentemente fuori, ma dentro: noi abbiamo paura di perdere il nostro essere Uomini.

Ne abbiamo paura quando ci dicono che il vaccino modifica il nostro Dna, ne abbiamo paura quando pensiamo alle intelligenze artificiali, ne abbiamo paura quando pensiamo di diventare inutili perché non troviamo un lavoro che ci permetta di esprimere noi stessi al mondo e di dare qualcosa al mondo, compreso dei figli, ne abbiamo paura quando navighiamo in rete e ci scopriamo controllati, ne abbiamo paura quando ci sentiamo, come avrebbe detto Heidegger, cose tra le cose quando ovvero la tecnica ha preso sempre più il sopravvento fino ad rischio di annullare l’Uomo nel suo Essere.

Questa sfida è matura e ormai necessaria per noi cittadini di un mondo digitale e naturale, globale e planetario. Riprogettiamo il futuro, coltiviamo la speranza e torniamo a lavorare su cosa vogliamo essere in relazione al mondo ergo alla Natura.

Melina Scalise


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