Vita virtuale e coronavirus

Fino a pochi anni fa si credeva che il mondo virtuale fosse una privazione del reale. Oggi, durante queste settimane di quarantena da coronavirus, stiamo sperimentando che quel “virtuale” è molto più concreto di quanto si pensasse: costituisce un modo di stare insieme, è un mondo che ci rende possibile vivere sentendoci “parte di un mondo”.

Il mondo “virtuale” non è quello dello specchio che proietta un’immagine e basta, è un mondo in movimento che corre come quello concreto e, a differenza di questo, può addirittura essere senza tempo (pensiamo a quanti contenuti sono inseriti senza scadenza, ma anche a persone “senza scadenza”).

Questa esperienza di isolamento del coronavirus che ci ha spinto ad un uso maggiore del web, ci manifesta in modo inequivocabile che ciò che molti della mia generazione ha sempre contestato ai nostri figli, ovvero il perdersi nel virtuale, in realtà non è un “perdersi”, ma un trovarsi. Un modo nuovo di stare insieme, di condividere e poi di potersi spostare da quella dimensione a quella concreta.

L’individuo contemporaneo di questo secolo, vive e vivrà, d’ora in poi con maggiore consapevolezza dopo questa esperienza, in tre dimensioni: il mondo interiore (inconscio), il mondo reale (tangibile esterno), il mondo virtuale (nello spazio astratto della rete). Qui di seguito vi porto degli stralci di un articolo che scrissi nel 2016. Spunti di riflessione. Le immagini sono opere di Francesca Magro.

Reale e virtuale: l’individuo nell’era digitale

Se la scoperta del fuoco ha favorito la sopravvivenza della specie umana, la scoperta dell’inconscio e l’invenzione di Internet hanno dato all’uomo la possibilità di estendere la consapevolezza della propria esistenza su nuove dimensioni: da una esclusivamente concreta ad una inconscia/onirica per giungere, oggi, a quella virtuale. L’uomo contemporaneo vive dunque in tre dimensioni: concreta, inconscia, virtuale. Tutte insieme sono la nostra realtà.

opera di Francesca Magro, della serie Oltre Uomo
opera di Francesca Magro, della serie Oltre Uomo

Reale e virtuale non si annullano, così come non si annullano la dimensione inconscia/onirica con quella concreta. Spesso le persone tendono a pensare che il mondo reale venga danneggiato a fronte di quello virtuale. In realtà questi tre spazi dell’essere coesistono, tutte e tre insieme, danno a ogni persona l’opportunità di variare l’attenzione e il tempo in cui essere nell’una o nell’altra. Nessuno, ormai, può fare a meno di prendere in considerazione solo una di queste aree dell’essere e dell’agire escludendo l’altra.

Se tutto il 900 è stato influenzato da Freud che ha rivoluzionato il modo di pensare a noi stessi dandoci la possibilità di comprendere quanto e come la nostra fase onirica sia in realtà connessa a quella di veglia, il nuovo Millennio segna il passaggio alla dimensione virtuale grazie alla diffusione di Internet, dei cellulari e dei social.

Opera di Francesca Magro della serie Oltre Uomo
Opera di Francesca Magro della serie Oltre Uomo

La differenza sostanziale di questi due passaggi è che la scoperta dell’inconscio e la consapevolezza di vivere in due dimensioni (concreta e inconscia), per essere acquisita nel nostro vivere quotidiano ha avuto bisogno solo del pensiero dell’uomo, della sua parola, della conoscenza della sua storia e cultura. Ergo questa evoluzione della nostra identità è stata possibile grazie al nostro corpo e pensiero tanto quanto nell’età del Fuoco. La dimensione virtuale del vivere, invece, non può prescindere da una fonte esterna all’uomo sia nel mezzo che nell’energia: il mezzo non è più il corpo umano, ma tecnologico come il computer, il telefono, il tablet e l’energia non è più quella del nostro corpo, della nostra mente, ma elettrica, prodotta esternamente.

Oggi, per appartenere al virtuale, dobbiamo “entrare in rete” con un nuovo corpo.

Pensiamo a quanto ormai capiti spesso di entrare in un locale e chiedere: “avete il wireless free?” e ritenere antiquato e meno qualificante il servizio se la risposta è “no”. Quindi non chiediamo solo di entrare in quel locale, ma tramite quel locale, di rimanere comodamente in contatto con il nostro mondo “no local”.

Ma cosa succede quando entriamo in rete? Visitiamo e apparteniamo a un mondo virtuale che è costituito da un insieme di dati, di storie, di immagini e video. Lì possiamo scegliere di essere uno o molti, veri o falsi, ma soprattutto possiamo trovare gruppi di interesse e appartenenza capaci di essere espressione delle nostre curiosità e interessi dai più diffusi ai più esclusivi o trasgressivi. Esistono ormai gruppi/organizzazioni, che raccolgono la storia degli uomini come Wikipedia, ed esistono social che presto saranno anche, per la prima volta nella storia, dei “cimiteri” virtuali.

Ogni individuo può scegliere di uscire dall’anonimato e di fare opinione. Qualcuno riesce ad avere  “un valore sociale ed economico”  solo grazie al web. E così l’”alter ego” non è più solo il genitore punitivo dentro di noi, ma è l”avatar” .

In rete, si trasla non solo la vita concreta, ma anche il nostro inconscio che esce dalla sfera onirica, privata e atemporale. Pensiamo per esempio alle pulsioni sessuali e di morte e ai siti che hanno dato spazio, raggruppato, coltivato e condiviso queste pulsioni dando senso di appartenenza e di ragione a molti che non si sono più sentiti isolati nelle loro “solitudini” o perversioni.

I riflessi di questa dimensione virtuale sulla personalità e sulla società sono ancora tutti da esplorare, basti pensare al fenomeno delle nuove forme del terrorismo internazionale che comunica via web, o al caso recente di Tiziana Cantone, suicida per un video di sesso su Internet e a tutti i reati legati al web, su cui ancora non esiste una giurisdizione, e spesso sono frutto della non consapevolezza del mezzo.

L’adattamento a queste tre dimensioni della vita dell’individuo contemporaneo è ancora in essere. Credo che la consapevolezza della contemporaneità, della molteplicità e della atemporalità, lentamente, prevaricheranno rispetto alla dimensione concreta del vivere e il linguaggio della rete, la gestione e la proprietà dei dati saranno oggetto di nuove forme di giurisdizione e rispetto della libertà individuale e della dignità dell’uomo, compreso il diritto all’informazione nella società digitale.

Melina Scalise
Psicologa, giornalista, presidente e fondatore di Spazio Tadini insieme a Francesco Tadini

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