Spazio Tadini 2016 – Video della mostra di Marina Carboni a cura di Melina Scalise e Francesco Tadini
Esiste un momento topico della storia dell’umanità e della nostra cultura che ha contraddistinto tutto il Novecento: la scoperta dell’inconscio e l’invenzione della psicoanalisi. Da quel momento in poi l’uomo si è posto di fronte al mondo con un doppio sguardo che non appartiene più solo alla sfera magica primitiva, ma alla consapevolezza che ognuno di noi vive tra due realtà, tra due mondi: interno ed esterno.
La vita è anche sogno: è proiezione dei nostri desideri, dei nostri bisogni, delle nostre emozioni. L’arte diventa lo strumento per eccellenza attraverso il quale poter esprimere il mondo interiore e il Surrealismo ne diventa la corrente più rappresentativa. Marina Carboni ne subisce il fascino fin dai suoi esordi. I suoi primi lavori, negli anni ’70, ricordano paesaggi onirici vicini a quelli di Salvador Dalì, ma dopo un periodo che l’artista stessa definisce “periodo di evoluzione”, giunge all’ultima intensa e originale soluzione creativa. Marina Carboni propone il suo lavoro secondo un percorso di maturazione che non appartiene solo all’artista, ma all’uomo, nel caso specifico alla donna: lei cambia e la sua arte cambia. Un ponte di collegamento denso e mai interrotto tra il “suo dentro” e il “suo fuori” che oggi è capace di rappresentare una sintesi non solo creativa, ma filosofica che racconta il suo porsi alla vita.