La scultura di Pino Di gennaio alla Galleria Previtali – visti da Melina Scalise

Un artista con un lungo percorso che lo lega alla materia, alla manipolazione della materia, a quel gesto ancestrale che lega l’uomo alla Terra: Pino di Gennaro. Le sue opere, in mostra alla Galleria di arte contemporanea Previtali in occasione del ventesimo anniversario sembrano rappresentare una scelta che sottolinea la concretezza del lavoro dell’arte da chi lo fa a chi lo promuove. “Tocco il cielo con le dita “, il titolo della mostra a cura di Jacqueline Ceresoli vi aspetta fino all’11 gennaio 2025 dal martedì al sabato dalle 16.00 alle 19.30, in via Lombardini 14 -20143 a Milano.

La mostra personale di Pino Di Gennaro in occasione dei primi vent’anni della Galleria Previtali a Milano, prende il titolo da una sua scultura Tocco il cielo con le dita (2018) , coglie l’essenza poetica di un pensiero astratto che si fa materia nella scultura fondata sul rapporto cervello, occhio e mano verso l’immateriale, e inscena un viaggio immaginario dalla Natura al Cosmo (…) – scrive nel suo testo critico Ceresoli – (….)Negli ultimi lavori Di Gennaro,  superata  la fase  Informale degli esordi,  sperimenta  diversi  pigmenti  e  utilizza  principalmente cera  e cartapesta, materiali  sostenibili, così prende  posizione  e si schiera  tra  gli artisti impegnati  in tematiche  ambientali, contro  cause ed effetti  devastanti l’Antropocene, come per esempio  ha  dimostrato  con le sue installazioni dedicate alle api, guardiane dell’ecosistema.  Di Gennaro   nelle sue  forme di vita resilienti, include una morale sottesa fondata  su una concezione intersoggettiva dell’arte, basata sull’etica della condivisione con il fruitore, parte attiva delle sue opere che presentano una ecologia  dello spirito minacciato da troppe  immagini  diffuse in rete nell’era digitale, in cui  è  necessario tornare a toccare e non soltanto a  guardare  le opere  come atto di resistenza  contro la smaterializzazione  e  le oscure variabili  dell’Intelligenza Artificiale.  E se ‘ tocco il cielo con un dito’, allora esisto come  frammento  dell’infinito”. (…)

Pilastri del cielo

L’acuta analisi della curatrice mette in risalto u aspetto interessante del lavoro di Pino di Gennaro, ovvero, l’attenzione verso il rapporto tra l’Uomo e la Natura che si manifesta a noi innanzitutto attraverso la materia e la disponibilità ad essere toccata, lavorata, usata, ma a volte sfruttata senza la giusta attenzione che merita. Quindi una scultura che ci avvicina alle potenzialità espressive dell’Uomo, al suo fare e si declina, tutto ciò, nel lavoro di Di Gennaio, attraverso cicli diversi di opere che sono un invito a pensare.

L’anima blu di alcune sculture ci rimanda al Blu Klein e sembrano proporci una convivenza tra materiale e immateriale, tra l’incosistenza e la consistenza del mondo. Una citazione, questa, anche all’arte nucleare, al lavoro di Pomodoro. Sopra il cielo gli Alberi una provocazione a cambiare le prospettive del mondo. Su questo Di Gennaio non provoca soltanto, agisce e lo fa sperimentando materiali nuovi, “ecologici” come la carta pesta.

La povertà e la preziosità della materia non si misurano più solo nel rapporto con l’Uomo, ma anche con il tempo. Oggi c’è un tempo nuovo anche per la scultura. Un artista è questo che fa: si addentra nel linguaggio comune e lo sperimenta senza paura.

PINO DI GENNARO

Pino Di Gennaro nasce a Troia, in provincia di Foggia, il 20 ottobre 1951. Studia a Milano al Liceo Artistico di Brera; si diploma in scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera, scuola di Alik Cavaliere. Durante il periodo dell’Accademia partecipa attivamente al movimento di rinnovamento della scuola; con alcuni amici forma il Gruppo B7 il Collettivo dell’Accademia. Nel 1982, con gli artisti milanesi Galbusera, Jannelli, Miano e Zanini, fonda il “Gruppo Atelier” spazio di confronto e dibattito sulle opere e sulle poetiche che accoglie al suo interno esperienze figurative diverse fra loro divenendo luogo di discussione sulla produzione artistica. Con la mostra “Atelier” a Palazzo Dugnani di Milano nel dicembre 1983, il Gruppo ha la sua prima uscita pubblica. L’attività espositiva con gli stessi artisti prosegue a tutt’oggi con esposizioni in importanti città come Milano, Torino, Madrid, Valencia, Barcellona, Wurzburg. Il Gruppo si fa promotore delle mostre “Venature”, che coinvolge di volta in volta artisti alle differenti poetiche, per offrire sia a livello di contenuto sia a livello di linguaggio una panoramica multidimensionale circa l’attività artistica sia italiana sia europea. Dal 1972 al 1985 frequenta lo studio dello scultore Arnaldo Pomodoro, esperienza fondamentale per la formazione artistica; negli stessi anni é nominato suo assistente alle scenografie di: “Das Katchen von heilbronn” di H. von Kleist, Zurigo, 1972,  regia L. Ronconi  “Semiramide” di G. Rossini, Roma, 1982, regia di R. Guicciardini “Orestea-Agamennuni” di E. Isgrò, Ruderi di Gibellina, 1993, regia di F. Crivelli  “Alceste” di C. W. Gluck, Genova, 1987, regia di V. Puecher. Dal 1976 al 1999 insegna Figura Modellata e Discipline Plastiche all’Istituto Statale d’Arte di Monza e al Liceo Artistico Brera di Milano. Attualmente è docente di prima fascia all’Accademia di Belle Arti di Brera  a Milano. L’intensa attività dedicata alla didattica e all’insegnamento della scultura si esplicita nella stesura del testo scolastico, di vasto consenso, “I Modi della Scultura”, Editore Hoepli.con una nuova edizione nel 2011. La scultura di Pino Di Gennaro abbraccia la modalità “per via di porre” anziché  “per via di levare”. Le sue opere racchiudono il risultato sapiente della modellazione di materiali morbidi quali la creta, la plastilina, la cartapesta e, solo ultimamente, la cera. Nell’esaltare l’espressività del singolo materiale, lo scultore abbina materiali poveri a materiali nobili: cartapesta e acciaio; cera e bronzo; cartapesta e piombo. Preferisce il bronzo  per le opere all’aperto, usando la tecnica della fusione a cera persa, declinata nelle sue numerose possibilità espressive; esalta il colore del materiale se trattato con acidi e  pigmenti; con la lucidatura a specchio ne esalta luminosità e preziosità. La mano non è solo strumento ma potenziale mezzo espressivo: la mano vedente che plasma la materia informe, la mano quale secondo cervello periferico apprende, elabora, realizza una relazione di ascolto della materia come fosse un corpo a corpo volto ad esaltare le potenzialità espressive della mano nella materia, in un inevitabile “gioco erotico”. Il colore della cartapesta, la luminosità del bronzo, la trasparenza della cera e l’opacità del piombo, qui non sono viste come qualità dei singoli materiali, bensì come possibilità espressive della materia, a creare l’affascinante dialettica tra materia fragile e materia dura,  povera e ricca classica e popolare. La poetica artistica dello scultore è volta alla funzione sociale della scultura negli spazi urbani quale possibilità di concorrere a migliorare la qualità estetica dei luoghi, l’identità e la qualità di vita degli abitanti valorizzando il rapporto scultura-architettura, nel favorire momenti di interazione tra lo spazio l’opera d’arte e il suo fruitore. Questi concetti prendono forma nel  Monumento alla Pace realizzato per il Comune di Troia in Piazza S. Secondino, le tre grandi sculture-fontana, in bronzo, sono intese come un’installazione per far rivivere tutto lo spazio della piazza. Negli ultimi anni la sua attività si nutre di una nuova esperienza: l’arte come cura, sperimenta e  utilizza la creta come medium per ” curare “ i giovani adolescenti vittime del bullismo attività svolta nel laboratorio presso l’Ospedale Fatebenefratelli di Milano. Nel 2011 pubblica il Manuale di Scultura per le edizioni Hoepli.