

La notizia è sulla bocca di tutti: una banana attaccata al muro con il nastro adesivo è stata comperata per 6, 2 milioni di dollari. Lo stesso concetto potremmo esprimerlo dicendo un’opera di Maurizio Cattelan, Comedian, è stata venduta all’asta per 6, 2 milioni di dollari. Che cosa cambia? L’uso della banana che da semplice oggetto commestibile diventa simbolo e provocazione attraverso un “gesto artistico”. Niente pennellate in mano al creatore dell’opera. Questa volta basta un pezzo di nastro adesivo un supporto da appendere al muro e la banana è a parete a pari dignità di un Caravaggio.
Intanto non vorrei essere al posto del fruttivendolo che ha venduto la banana in negozio per poter permettere la realizzazione dell’opera e mi domando anche che da questo momento in avanti ogni venditore di banane dovrebbe porsi il problema e chiedere se non andrà a sostituire la banana che si degusterà l’acquirente: un giovane imprenditore cinese, Justin Sun, fondatore della piattaforma di criptovaluta Tron. Il collezionista è orgoglioso del suo acquisto:
Riportano tutti i giornali queste sue dichiarazioni: L’acquirente: “Onorato e orgoglioso, nei prossimi giorni la mangerò. Non si tratta di una semplice opera d’arte, ma di un fenomeno culturale che unisce i mondi dell’arte, dei meme e della comunità delle criptovalute”, ha dichiarato Justin Sun in un comunicato. “Credo che quest’opera ispirerà ulteriori riflessioni e discussioni in futuro e diventerà parte della storia. Sono onorato di essere l’orgoglioso proprietario di quest’opera iconica e mi auguro che possa suscitare ulteriore ispirazione e impatto per gli appassionati d’arte di tutto il mondo. Inoltre, nei prossimi giorni, mangerò personalmente la banana come parte di questa esperienza artistica unica, onorando il suo posto sia nella storia dell’arte che nella cultura popolare”.
Io non so quanto costa una campagna pubblicitaria per la piattaforma Tron, di certo, da novembre di quest’anno tutti conoscono la sua società e il nome del facoltoso imprenditore. Cattelan non aveva certo bisogno di questa nuova vendita per essere conosciuto…la banana… non aveva bisogno nè di Cattelan, nè di Sun…bastava qualcuno che avesse fame.
Ma gli appetiti non sono tutti uguali e l’arte, da secoli, ha mostrato quanto sia capace di soddisfare anche i gusti più eccentrici. Di certo, dopo questa vendita record di una banana dobbiamo porci una domanda: fin dove vogliamo arrivare?
Se Cattelan ama giocare sulla provocazione l’obiettivo è stato raggiunto e meglio di Manzoni che propose la Merda d’artista.
Ora dobbiamo porci secondo me una domanda? Una volta che abbiamo capito il valore della confezione e del marketing, vogliamo continuare in questa direzione o l’arte può anche essere qualcosa d’altro? Perchè da questa vendita, come tante altre in passato che, con la loro semplicità artistica sono riuscite a raggiungere vendite record, lo stimolo all’imitazione è un rischio che ci potrebbe portare sempre più verso un’arte incline al mercato perdendo di vista l’Uomo.
La provocazione, l’eccesso, l’ostentazione, l’apparenza, la confezione, l’urlo, la velocità (le cose attaccate con lo scotch lo sono per antonomasia) saranno ancora strumenti utili al mercato dell’arte come per quella delle piazze?
L’Uomo non è un prodotto e una merce. Se l’arte perde il ruolo di ricerca del pensiero, del potere di racconto, del sentimento, della ricerca del bene – con questo forse anche del bello – del giusto e dello sbagliato, dei desideri e dei nostri sogni, quale quadro parlerà all’Uomo e non al suo portafogli? E se ci dimenticassimo la lingua? Quindi attenti a non scivolare sulle buccia della banana di Cattelan…(spero almeno venga riciclata per concimare bene……).
Vi lascio con in mente una canzone di De Andrè sul “bene effimero della bellezza” e “l’amore sacro e l’amor profano” (Bocca di Rosa 1967) in questo caso c’è tutto e solo “il bene effimero della ricchezza “.
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