La politica e la mediazione

Si dice che per porre fine a questa guerra (assurda come tutte le guerre) non ci siano mediatori capaci, che siano necessari dei politici validi e leader che non ci sono.

Allora ricordo a tutti che oggi non abbiamo “idee” di polis, ovvero di come governare queste grandi metropoli interconnesse, che si sono allargate davanti ai nostri occhi, che si sono uniformate, che si sono “globalizzate”. Le cose sono state più veloci delle idee.

Quindi non nascondiamoci dietro un’idea che non c’è, dietro una politica che non c’è più se non riferita a modelli del passato e guardiamo al futuro.

Questa guerra la stiamo ancora osservando con gli occhi di ieri.

Non lasciamo che chi, giustamente, difende il suo Paese, come il popolo ucraino ci faccia credere che se loro soccombono tutto l’Occidente soccombe o chi porta avanti l’attacco per difendere valori e territori russi se non lo fa si annulla o si sente tradito perchè non si è mantenuto fede a dei patti.

Per trovare dei valori oggi non dobbiamo schierarci da una parte o dall’altra, ma individuare subito la via di mezzo, i valori che fondano chi vogliamo essere. Se non abbiamo un’idea di dove vogliamo andare come facciamo a mediare? Su che territorio collochiamo i contendenti? Quello dovrebbe essere il territorio su cui già noi dovremmo essere.

Proviamo a raccontarcelo.

Io voglio essere cittadina del mondo, che tutti gli esseri viventi abbiano di che sfamarsi e per farlo abbiano la possibilità di svolgere un lavoro che dia loro la soddisfazione, di sostenersi, di realizzarsi come persone nelle loro differenze, di poter essere libere di esprimersi. Voglio che la politica si occupi di portare avanti un ideale che accolga le differenze, valorizzi le culture perchè è grazie alla diversità che il mondo evolve e si adatta. Voglio una politica che salvaguardi un’economia ormai globalizzata e interdipendente, e che dia ad ogni Stato la possibilità di essere dotato di strumenti di indipendenza per rifornirsi di risorse alimentari ed energetiche perchè solo l’equilibrio di queste risorse può evitare le guerre.

L’Europa non ha bisogno di un esercito. Noi Europei abbiamo costituito un’unione senza pensare alle guerre, viviamo in territori di immensa cultura, ebbe sia proprio questa la nostra risorsa da cui si attinga la sua ragion d’essere.

La pace si conquista con qualche rinuncia da parte di entrambi i contendenti, per metterli in dialogo è necessario che chi svolge i negoziati non si schieri, ma guardi avanti: la “terza parte”.